Dentro la stanza – Andrea Seganfreddo

Aspiro. I miei polmoni si riempiono di fumo e sento grattare la gola. Gli occhi si incrociano per vedere la punta della sigaretta illuminarsi. Il mio corpo starà probabilmente disapprovando il mio vizio, ma questa volta mi sento giustificato. Mentre l’indice e il medio tengono la Lucky Strike, l’anulare e il mignolo accompagnano il mio sguardo tra le righe. Dio, mi immedesimo troppo. Mi sembra di essere in quella stessa stanza, con quello stesso ragazzo che sta intervistando quello stesso vampiro, e le sue mani tremano mentre cambia il nastro del registratore vocale e prova a prendere il pacchetto dalla tasca interna della giacca. Ha troppa paura per distogliere lo sguardo dall’affascinante creatura davanti a sé… Lo faccio io un tiro per lui e poi alzo lo sguardo pensando che non sarò mai in grado di ringraziare Anne Rice abbastanza.

Osservo i ragazzi davanti a me. Da quando abbiamo iniziato a trovarci per leggere insieme sto scoprendo aspetti dei miei amici che non mi sarei mai aspettato di vedere. Faccio ancora fatica a rendermi conto di quanto personale sia la lettura di un libro. Ogni volta che ci riuniamo scopro nuove cose, sempre più intriganti, e mi è capitato di chiedermi se lo faccio per leggere o per studiare psicologia.
Mi scappa un sorriso vedendo Sergio alla scrivania. Ha davanti a sé più pagine di appunti che di libro. Per lui leggere vuol dire studiare. “Perché dovrei leggere dei racconti quando ci sono libri che mi spiegano come gira il mondo?” Forse hai ragione, Sergio, ma io continuo a volermi stupire quando leggo, e il tuo saggio di economia non mi sembra a tal punto avvincente. Chissà, magari sono davvero io lo stupido a vederla così, o magari quel tuo picchiettare nervoso dell’indice contro il mento è un segno che la ragione sta venendo dalla mia parte.
L’arpeggio di chitarra di “Un giudice” mi distrae dal mio dialogo immaginario e mi giro verso Alex. L’”Antologia di Spoon River” è aperta vicino a lui nella stessa pagina in cui era mezz’ora fa. È palese che non gli piaccia leggere. Lui è un musicista, un poeta maledetto. Ci prova, in verità, ad interessarsi alla lettura, ha anche scelto un libro che si posso ricollegare alla musica. L’unico risultato però è che appena legge una storia inizia a suonare la corrispondente canzone di De Andrè e poi propone di fumare erba a Janis e Robert, che non si lasciano di certo sfuggire l’occasione.
Janis è l’unica ragazza del gruppo e, bisogna dargliene atto, anche la più intelligente. Non ho mai visto nessuno leggere con la sua passione. Ora ha staccato gli occhi da “Così parlò Zarathustra” e mi sta sorridendo perché Alex ha finito di cantare ed entrambi stiamo solo aspettando La Proposta. Intanto va a prendersi una birra dal frigo e riprende a leggere bevendo dal collo della bottiglia. Tutte le volte che la guardo mi viene in mente Uma Thurman in “Kill Bill” e mi auguro di non dover mai fare la parte di Bill. Forse è per questo che sono l’unico maschio oltre a suo padre e suo fratello a non averci ancora provato.
“Ehi rockstar, la giri una canna o no? Perché, sai, prima Jim Morrison mi ha chiesto di andare a fumare con lui e gli ho tirato pacco perché in realtà sono innamorato di te, me la merito.” Ecco, mancava la battutaccia dall’alto del letto a castello di Robert. “Tossico” gli risponde Alex che si becca in risposta il contenuto di un posacenere in testa. Ridiamo tutti per qualche secondo e poi ci rituffiamo nei libri.
Robert e Jimmy sono fratelli. E si vede. Stanno leggendo “Lo hobbit” e “Harry Potter” e hanno la stessa faccia imbronciata. Uno perché vuole fumare e l’altro perché ha otto anni ed è alle sue prime letture. Jimmy è senza dubbio il più benvoluto all’interno del gruppo ed in effetti non potrebbe essere altrimenti. Ora si è stancato di leggere e sta facendo un interrogatorio al fratellone per sapere chi sia Jim Morrison e che cosa voglia dire “tossico”. Robert gli vuole bene e anche se prova a nasconderlo dietro i lunghi capelli spettinati lo sappiamo tutti. È per questo che lo porta qui. Perché anche se i discorsi sulla droga, le imprecazioni e la puzza di sigaretta non sono proprio salutari per un bambino di seconda elementare, quando è qui anche il piccolo Jimmy legge. E cosa c’è di meglio che crescere leggendo? Cos’altro può darti quello che ti dà un libro?
Ritorno alle avventure di Louis, Lestat e Claudia e vorrei restare per sempre in questa stanza. Vorrei rimanere per sempre in compagnia dei miei amici leggendo libri ogni volta più appassionanti. Lo credo possibile, per un istante, poi mi rendo conto dell’assurdità di ciò a cui stavo pensando. Tuttavia sorrido e sono felice per come sto vivendo questi momenti. Mi sento pieno, come il protagonista di un romanzo d’amore. Per dare un tocco di solennità mi porto alla bocca un’altra sigaretta. Questa volta non sono angosciato. Aspiro.

Andrea Seganfreddo

COMMENTO
Il racconto si snoda in modo originale, con una tecnica narrativa che si potrebbe definire in “presa diretta”: immagini che si susseguono veloci, frasi brevi e d’impatto, stile scorrevole e impianto espressivo formale ben padroneggiato. Sul piano tematico interessante la proposta del “leggere insieme”, che stimola alla lettura anche chi per propria inclinazione sarebbe verso il libro meno portato.
In tal senso risulta suggestivo il titolo “Dentro la stanza”, che suggerisce nello stesso tempo sia l’ambientazione (l’esperienza condivisa della lettura, dentro appunto una stanza eletta a tale scopo), sia metaforicamente anche l’idea “dell’entrare nel libro”, immedesimandosi nella storia narrata.



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